PADRIA
La misura dello spazio
Ore 17,00 di sabato pomeriggio di un agosto particolarmente caldo. Sono arrivato in anticipo e ho un’ora di tempo prima dell’appuntamento
a Padria, piccolo paese a nord ovest della Sardegna. Mi serve un caffè dopo due ore di auto a 36°.
Non conosco Padria, non mi sono mai fermato prima d’ora neanche per un caffè, ma ogni volta che leggevo il nome sul cartello stradale inevitabilmente mi scappava un sorriso, certe volte evidente altre invisibile se non dentro i mei pensieri, per via di quel suono ambiguo
tra maschile e femminile: padr(i)a. Come un padre che è anche madre o una madre che è anche padre. Ma torniamo al mio caffè, a questa
sostanza dai poteri magici, cui affidiamo il risveglio e una certa tonicità mentale. Parcheggiata l’auto comincio a percorrere il paese alla ricerca del bar e vengo avvolto da un silenzio d’infanzia, e da una luce dal colore familiare. Chissà se riuscirò a restituire tutto questo, ho pensato; sarà possibile restituire questo silenzio, questo spazio che mi sembra così familiare o, come diceva Baltz, questo spazio che sta tra le cose?
Immobile nel mio credo mi perdo tentennando, mi torna alla mente una vecchia poesia di mio padre, e così le luci, le ombre delle foglie sui muri, l’alternarsi di finestre chiare e scure, elementi semplici e banali a cui forse pochi guardano, mi guidano lungo il “viaggio”.
Il caffè era buono e tonificante, l’appuntamento è stato proficuo.
pierluigi dessì
a mio padre