MARE FUORI
Isolitudine
Vivere su un’isola significa avere a che fare con il mare. Non si può prescindere da questo presupposto. Puoi ostinatamente percorrere a piedi, in macchina, in moto o in bici l’intera estensione dell’isola ma alla fine te lo ritroverai davanti.
Il primo ricordo che ho del mare è mediato da una fotografia. Credo di aver avuto circa tre anni e sono in braccio a mia madre che sta in piedi a fianco all’auto di famiglia, una Fiat 850 di colore grigio scuro. Alle nostre spalle una ringhiera di ferro che ci protegge dal mare che sta là sotto. Nessuno di noi due guarda in camera; lei con la testa rivolta alla sua destra che sembra interessata a qualcosa laggiù, io con gli occhi strizzati forse per via del sole in faccia.
La foto la fece mio padre. Il mare stava alle mie spalle.
Il secondo ricordo che ho del mare è offuscato dalle bolle d’aria davanti ai miei occhi. Mi trovo a circa tre metri di profondità caduto dal materassino e sto lottando per risalire a galla quando una mano mi afferra e mi tira su. Avrò avuto all’incirca sette anni.
Da allora ho un dialogo aperto col mare, alimentato dal suo essere seducente e dal mio esserne sedotto.
Non sono sicuro di avere ancora fatto pace con lui ma va bene così.
Recentemente sono andato a trovarlo sulla costa ovest e sono rimasto lì, fermo sui miei piedi, ruotando lo sguardo da sinistra a destra. Ho anche provato a chiudere gli occhi per un po’ e riaprirli di colpo per provare a spaventarlo come si fa per gioco coi bambini piccoli, per vedere se almeno per un momento si fosse fatto da parte.
Isolitudine è un neologismo, coniato dal poeta cubano Guillermo Cabrera Infante, per esprimere un sentimento che caratterizza coloro che sono nati e abitano un'isola, come me che abito in Sardegna. Il nostro confine, la nostra linea di orizzonte è il mare, che diventa non più solo luogo di vacanze e di giochi ma anche, a volte, un elemento che ostacola e del quale non puoi non tenere conto. Ogni isola ha i suoi porti da cui partire e a cui approdare, e questo vale in senso oggettivo ma anche metaforico. E metaforicamente possiamo dire che noi isolani siamo un'isola nell’isola di noi stessi. Come essere costantemente “divorati” da una forza opposta a se stessa; una che cerca un rifugio, un porto rassicurante, l'altra che da quel porto vuole partire verso il mare aperto. In questa doppiezza, come un Giano bifronte, dimora l'isolitudine.
pierluigi dessì